lunedì 31 ottobre 2011

SIAMO SERI ......ANZI SERISSIMI.............


Antonio Ingroia appartiene a quella schiera di magistrati che sin dagli esordi di carriera dichiararono guerra alle organizzazioni criminali.
Fu infatti allievo di Paolo Borsellino, il giudice morto a Palermo in via d’Amelio il 19 Luglio del 1992 ucciso da un’autobomba.Nel 1992 Antonio Ingroia aveva trentadue anni e prestava servizio come Sostituto procuratore presso la procura della Repubblica di Palermo.
Quando Paolo Borsellino morì, a Palermo arrivò Gian Carlo Caselli attualmente Procuratore capo nella città di Torino. E quando arrivò a Palermo, Caselli aveva già alle spalle un’importante esperienza di magistrato anti-terrorismo ed erano in tanti a considerarlo l’uomo giusto al momento giusto per rendere giustizia in una città insanguinata dagli attentati della mafia. Antonio Ingroia divenne da subito uno dei suoi più fidati collaboratori.
Insieme, Caselli e Ingroia, prepararono il processo contro Giulio Andreotti, considerato come la madre di tutte le inchieste contro gli uomini di potere della Prima Repubblica. Ma Ingroia ebbe una parte rilevante anche nel ruolo di principale accusatore di un altro servitore dello Stato considerato “infedele”: Bruno Contrada. L’inchiesta contro l’ex “superpoliziotto” porterà alla condanna di Contrada a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Negli anni della cosiddetta Seconda Repubblica, gli anni del berlusconismo, Ingroia punterà il dito contro Marcello Dell’Utri, considerato l’ideatore di quello che sarà per anni il partito più importante sulla scena politica italiana, Forza Italia. Il partito fondato da Silvio Berlusconi. Per Ingroia come per gli altri magistrati suoi collaboratori nell’inchiesta, Marcello Dell’Utri è un uomo vicino ai clan di Cosa Nostra. Anche Marcello Dell’Utri subirà una condanna a nove anni nel 2004 per concorso in associazione mafiosa poi ridotta a sette in Appello nel 2010.
Antonio Ingroia è dunque da considerare a ragione come un magistrato in prima fila nella lotta contro le associazioni criminale e in particolare Cosa Nostra.
Più volte nel corso degli anni è stato ospitato nelle trasmissioni televisive soprattutto Annozero condotto da Michele Santoro. Una presenza che però ha esposto il magistrato alle critiche del mondo politico soprattutto di centro destra che indicavano negli attacchi di Ingroia verso Dell’Utri una manovra politica contro Silvio Berlusconi.
Ingroia è finito così nella lista dei pm politicizzati stilata da Silvio Berlusconi. Le famigerate “toghe rosse” come le ha definite più volte il Cavaliere.
A difendere l’operato della magistratura e soprattutto l’imparzialità ci ha pensato il sindacato di categoria, l’Associazione Nazionale Magistrati che più volte si è scontrata con Berlusconi e i suoi collaboratori.
Ingroia soprattutto negli ultimi due anni ha preso parte a manifestazioni che se anche originariamente non lo erano, hanno finito per essere politicizzate. . Le parti politiche interessate, prima tra tutte l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, posero infatti il loro cappello sugli effetti dell’evento di turno. Il C-Day, il giorno della Costituzione organizzato nello scorso mese di aprile, al quale Ingroia prese parte attivamente, è solo un esempio.
Ingroia : sono un partigiano della Costituzione. Insorge il Pdl. Granata: siamo tutti partigiani.
Ma tra i partiti non c’è solo l’Idv. Anche la sinistra più estrema. Sinistra della quale Antonio Ingroia si dichiara un simpatizzante. Accogliendo l’invito di Oliviero Diliberto, leader dei comunisti del Pdci, per parlare di mafia e legalità al congresso del partito.Nel suo intervento Ingroia si è definito un “partigiano”. Per la precisione “un partigiano della Costituzione”. Aggiungendo inoltre di non poter essere così imparziale come deontologia vorrebbe.
Perché tra “chi difende la Costituzione e tra chi cerca di violarla – dice Ingroia- so da quale parte stare”. Affermazioni che provocano in platea la standing ovation del pubblico.
Dopo le polemiche il Procuratore aggiunto di Palermo ha spiegato dai microfoni di Radio Ies che le sue parole “erano solo una provocazione”. Il pm però ammette che il protagonismo dei giudici esiste. E la prima colpa sarebbe proprio dei politici che non hanno fatto abbastanza contro la mafia.“La politica –ha detto Ingroia- lasciando vuoti alcuni spazi ha permesso che essi fossero riempiti dal protagonismo dei giudici” .A difendere il magistrato sono arrivate le parole del futurista Granata: “siamo tutti partigiani-ha detto il deputato di Fli- se partigiani significa essere a favore della legalità e contro le mafie e le cricche”.

Antonio Ingroia appartiene a quella schiera di magistrati che sin dagli esordi di carriera dichiararono guerra alle organizzazioni criminali. Fu infatti allievo di Paolo Borsellino, il giudice morto a Palermo in via d’Amelio il 19 Luglio del 1992 ucciso da un’autobomba.Nel 1992 Antonio Ingroia aveva trentadue anni e prestava servizio come Sostituto procuratore presso la procura della Repubblica di Palermo.

Quando Paolo Borsellino morì, a Palermo arrivò Gian Carlo Caselli attualmente Procuratore capo nella città di Torino.
E quando arrivò a Palermo, Caselli aveva già alle spalle un’importante esperienza di magistrato anti-terrorismo ed erano in tanti a considerarlo l’uomo giusto al momento giusto per rendere giustizia in una città insanguinata dagli attentati della mafia. Antonio Ingroia divenne da subito uno dei suoi più fidati collaboratori.
Insieme, Caselli e Ingroia, prepararono il processo contro Giulio Andreotti, considerato come la madre di tutte le inchieste contro gli uomini di potere della Prima Repubblica. Ma Ingroia ebbe una parte rilevante anche nel ruolo di principale accusatore di un altro servitore dello Stato onsiderato “infedele”: Bruno Contrada.
L’inchiesta contro l’ex “superpoliziotto” porterà alla condanna di Contrada a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

Negli anni della cosiddetta Seconda Repubblica, gli anni del berlusconismo, Ingroia punterà il dito contro Marcello Dell’Utri, considerato l’ideatore di quello che sarà per anni il partito più importante sulla scena politica italiana, Forza Italia.
Il partito fondato da Silvio Berlusconi. Per Ingroia come per gli altri magistrati suoi collaboratori nell’inchiesta, Marcello Dell’Utri è un uomo vicino ai clan di Cosa Nostra. Anche Marcello Dell’Utri subirà una condanna a nove anni nel 2004 per concorso in associazione mafiosa poi ridotta a sette in Appello nel 2010.
Antonio Ingroia è dunque da considerare a ragione come un magistrato in prima fila nella lotta contro le associazioni criminale e in particolare Cosa Nostra.
Ingroia soprattutto negli ultimi due anni ha preso parte a manifestazioni che se anche originariamente non lo erano, hanno finito per essere politicizzate. . Le parti politiche interessate, prima tra tutte l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, posero infatti il loro cappello sugli effetti dell’evento di turno. Il C-Day, il giorno della Costituzione organizzato nello scorso mese di aprile, al quale Ingroia prese parte attivamente, è solo un esempio.
Più volte nel corso degli anni è stato ospitato nelle trasmissioni televisive soprattutto Annozero condotto da Michele Santoro. Una presenza che però ha esposto il magistrato alle critiche del mondo politico soprattutto di centro destra che indicavano negli attacchi di Ingroia verso Dell’Utri una manovra politica contro Silvio Berlusconi.
Ingroia è finito così nella lista dei pm politicizzati stilata da Silvio Berlusconi. Le famigerate “toghe rosse” come le ha definite più volte il Cavaliere.
A difendere l’operato della magistratura e soprattutto l’imparzialità ci ha pensato il sindacato di categoria, l’Associazione Nazionale Magistrati che più volte si è scontrata con Berlusconi e i suoi collaboratori.